giovedì 6 maggio 2010

HO IMPARATO A VIVERE QUEL CHE HO GIA' VISSUTO

"L'esperienza è il tipo di insegnante più difficile. Prima ti fa l'esame, poi ti spiega la lezione"
 Oscar Wilde

Ho sempre apprezzato questa frase per la grande verità che contiene dentro di sé.
L'ho sempre apprezzata, è vero, ma l'ho sempre letta con malinconia e rassegnazione. 
Malinconia pensando a tutte le volte che un esame è andato male, 
Rassegnazione pensando a quante altre volte ancora cadrò nei tranelli che l'esperienza mi tenderà nel corso dei numerosi esami che ancora devo affrontare.

Eppure oggi in un momento impensato questa frase mi si è insinuata nella mente circondata da un'aura di ottimismo.

Ho pensato che anche in campo universitario le cadute sono state quelle che ad oggi ricordo meglio e che mi hanno permesso di imprimere in testa i concetti giusti, quelli che al primo colpo avevo sbagliato.
Ho pensato ad altri ambiti della mia vita e sono giunta alla stessa conclusione.

"L'esperienza è il tipo di insegnante più difficile. Prima ti fa l'esame, poi ti spiega la lezione."
Proprio per questo è la lezione più efficace che si possa ricevere. 
Ti boccia all'esame. 
Ma ti permette di essere promosso brillantemente nella vita.

Salendo le infinite e scomode scalette nel centro di Perugia, con vecchie canzoni riarrangiate che uscivano dalle cuffiette dell'ipod, ho continuato questa riflessione ampliandola e adattandola agli avvenimenti che più recentemente mi hanno coinvolta e, gradino dopo gradino, stilavo una lista dei concetti appresi durante la lezione che l'esperienza ha generosamente deciso di dispensarmi, dopo avermi fatta cadere ripetutamente, dopo avermi fatta credere che non mi sarei riuscita a rialzare, dopo avermi dimostrato che invece avevo tutte le potenzialità per afferrare il mondo e modellarlo intorno a me come un abile sarto con le sue stoffe.

- Ho imparato che siamo tutti speciali, tutti unici. E proprio per questo non c'è nessuno al mondo più speciale dell'altro. Se abbiamo quest'impressione è perché la nostra mente decide di elevare una persona piuttosto che un'altra, facendocela apparire migliore. Il migliore non esiste. Il migliore nasce dall'idealizzazione. E l'idealizzazione è illusione.

- Ho imparato che nella vita le persone vanno e vengono. E non bisogna mai disperarsi per un addio. Perché per ogni addio c'è un benvenuto. E questo accade perché essendo tutti speciali ed unici, incontreremo sempre nel nostro cammino persone che ci regaleranno altrettante emozioni speciali ed uniche, come loro, come noi le vediamo.

- Ho imparato che tanto più siamo portati ad idealizzare una persona, tanto più grande sarà la delusione che avremo nel momento in cui saremo in grado di comprendere che tutte quelle caratteristiche divine che gli attribuivamo non erano altro che una costruzione mentale.

- Ho imparato che la delusione è scottante, ma che non bisogna starla troppo a contemplare, perché quanto prima ne prenderemo atto, tanto prima la persona idealizzata entrerà a far parte della categoria "gente comune", da dove era partita.

- Ho imparato che non sempre le emozioni sono fatte di processi graduali. E quindi puoi stare una vita a disperarti per qualcosa di sgradevole che ti è accaduto, poi svegliarti una mattina e sentirti il cuore leggero, vedere tutte le fonti del tuo dolore in lontananza; come fosse stata vita d'altri, come se le ferite che fino al giorno prima ti bruciavano non fossero mai state sul tuo corpo.

- Ho imparato che non bisogna mai smettere di sognare. E che bisogna circondarsi di sognatori come noi per riuscire a vedere ancora meglio le proprie ambizioni.

- Ho imparato che la stabilità distrugge i sogni. E che l'instabilità non li fa nascere. Per questo abbiamo tutti bisogno di un equilibrio instabile.

Sto imparando a vivere.
Ho imparato a vivere quel che ho già vissuto.
E sono orgogliosa di me stessa.