giovedì 8 luglio 2010

SCRIVERE IL MONDO

Fino ad ora non mi è mai capitato di spendere qualche riga in questo spazio per parlare del mio percorso di studi, delle mie inclinazioni e delle prospettive future in campo professionale. Forse perché la fase che stavo attraversando nel momento in cui ho sentito l'esigenza di creare un blog, mi vedeva incastrata e strattonata in vicende sentimentali tormentate che occultavano ogni altro pensiero ed interesse.
E' per questa ragione che, recuperata la lucidità e la serenità, ho avvertito la necessità di parlare di due argomenti, tra loro strettamente connessi, che dominano la mia formazione e che con molta probabilità, se saprò coltivarli nel modo giusto, saranno materia prima del mio futuro.

Fin dai primi anni di scuola, quando i diari erano ancora segreti e non di dominio pubblico, adoravo il momento in cui giravo una piccola chiave all'interno del lucchetto dorato che proteggeva dei pensieri quotidiani annotati con una grafia meticolosamente elementare. Assaporavo già da quell'istante il piacere di parlare di me, con me, nel modo più aperto e sincero possibile, come non avrei potuto fare con nessun altro. Era un modo per imparare a conoscermi, per esplorare la varietà infinita di emozioni che ero in grado di provare, per comprendere quali fossero i miei limiti di sopportazione, di delusione, di gioia o di euforia.
Ma tutto questo, è chiaro, l'ho capito solo qualche anno dopo; nell'età dell'innocenza, non sapevo giustificare il fatto che mi piacesse scrivere. Lo facevo e basta, allo stesso modo in cui si gioca con le bambole, con l'ingenuità e la freschezza dei bambini, che si domandano di tutto (dal perché le stelle non si possano toccare con un dito al perché il fuoco brucia) ma non hanno ancora sperimentato l'introspezione.
Ad oggi, il mezzo di comunicazione attraverso il quale rendo pienamente giustizia all'espressione dei miei pensieri, è ancora la scrittura.

Ma come ho detto precedentemente, ci sono due cose di cui intendo parlare, e per introdurre il secondo argomento devo raccontare qualcosa riguardo la mia passione per le lingue. Eh sì, perché "scrivere" racchiude in sé un mondo infinito, "scrivere", puoi farlo nelle innumerevoli lingue e dialetti parlati nel mondo, un'infinità poliedrica di espressioni che si sovrappongono e si oppongono, creando un mosaico sorprendente che affascina quanto l'esplorazione dell'universo o dei fondali marini. Così ti stupisci quando scopri che magari una lingua è più adatta di un'altra in rapporto allo stato d'animo del momento e per questo vorresti conoscerle tutte, perché come infinite sono le sensazioni che si provano nel corso della vita così sono infinite le lingue che potrebbero combaciare perfettamente con il battito del tuo cuore.
Da queste riflessioni inizia il mio interesse per i testi. Testi come "esseri viventi", testi come materia di studio e di analisi. Testi scritti in lingua straniera. Testi da tradurre.

La traduzione è l'altro argomento che intendevo trattare. E' per me una questione molto delicata, strettamente connessa alla scrittura. E' un progetto ambizioso voler diventare traduttori. Tante volte mi sono ritrovata a pensare: "Se qualcuno prendesse i miei pensieri, scritti nella mia lingua e li trasferisse in un'altra, inevitabilmente cambierebbero espressioni e parole, sarebbe un nuovo testo, non sarebbe più il mio e non renderebbe le mie idee nella loro totalità".  Probabilmente il traduttore perfetto non esisterà mai, ma è un mestiere che permette di portare alla luce tesori nascosti di inestimabile valore, come può fare un archeologo di fronte ad imponenti rovine del passato. Perché se non fossero esistiti i traduttori, Notre-Dame de Paris per gli italiani sarebbe stato come un anfiteatro romano coperto dal cemento e dall'asfalto.
Le scelte universitarie verso le quali mi sono orientata mi hanno introdotta nel mondo della traduzione. Sono appena all'inizio e so che la strada è dura. Con una sorta di pudore e timore quando ho davanti un testo da tradurre indosso i guanti e lo sollevo con la punta delle dita. Mi sembra quasi di oltraggiare il suo autore quando ci lavoro, soprattutto perché quando si è all'inizio di errori se ne fanno tanti ed anche grossolani. Ma con l'umiltà di chi è alle prime armi cerco di carpire il meglio dagli insegnamenti delle persone più competenti di me e da qualche tempo quando ho un libro tra le mani scopro con piacere ed interesse quelle pagine che vanno sotto il nome di "Nota del Traduttore", e che fino a qualche anno fa ignoravo del tutto per tuffarmi direttamente nella storia che il libro aveva da raccontarmi, senza pensare che se una storia c'era ed io ero in grado di leggerla, dovevo ringraziare colui (o colei) che l'aveva resa accessibile anche a me che non conoscevo la lingua dell'Autore.

Ecco dunque un altro piccolo frammento di me. L'ambizione di scrivere. Scrivere per il mondo. Scrivere il mondo.