domenica 24 luglio 2011

QUATTRO GIORNI

Quattro giorni.
Quattro giorni che non esco di casa.
Quattro giorni che vegeto.
Quattro giorni che qualsiasi cosa mi venga in mente non riesco a trovare la voglia di farla.
Quattro giorni che non voglio alzarmi.
Quattro giorni che aspetto con trepidazione l'ora di andare a dormire.
Quattro giorni.

Il mio malumore dilaga inquinando ogni piega della mia esistenza.
E la cosa che più mi infastidisce è la totale assenza di giustificazioni per questo stato d'animo ignobile.

Quattro giorni fa ho chiuso con successo il mio anno accademico
Quattro giorni fa ho traslocato e sono ritornata nella mia città. 

Con la prospettiva lucente ed invitante di un semestre a Parigi, qualcosa che ho sempre sognato. Sempre. Davvero.
Con una persona accanto che sì, è presente e ci tiene a me, ma lo fa con discrezione, lasciandomi la libertà di volare alto per inseguire le mie ambizioni. Il tipo di rapporto di cui avevo bisogno.

Eppure sento un accordo stonato che stride costantemente con la sinfonia armonica del mio incedere, procedere, e a volte semplicemente cedere, in questo mondo a volte glorioso e a volte infame.

Penso che forse potrei uscire. Ma il solo pensiero mi dà la nausea. Per andare dove? A fare cosa? E perché?
Penso che forse potrei cercare qualcuno. Ma chi? Scorro i volti dei miei amici e conoscenti e, che non me ne vogliano, ma mi danno la nausea anche loro. Semplicemente perché non ho voglia di vedere nessuno, né di comunicare. Per dire cosa? Per affrontare i soliti discorsi? 
Ogni rapporto interpersonale ha un percorso di argomenti che ad ogni uscita tende a reiterarsi. Sempre il solito. Sempre quelle piccole e grandi banalità a cui si finge di essere interessati e sorpresi. Ma che in realtà sono sempre le stesse da anni. Ogni fine settimana. In ogni bar o via del centro.

E allora so che con qualcuno si parla degli studi, con altri dei progetti futuri, con altri dei nuovi fidanzati, e con altri ancora dei vecchi. Con alcuni ti senti in famiglia, con altri inadeguato, con altri ancora annoiato. Alla fine sfoggi sempre quel sorriso con cui annuisci e fai finta di stare a sentire, mentre dentro di te partono voli pindarici su dove vorresti essere davvero e con chi. Probabilmente luoghi e persone immaginarie, quegli image-schema che ti si formano in testa ma che non trovano riscontro nella realtà.

Penso che dovrei stare attenta col cibo. E per contro, mangio con sregolatezza.
Penso che potrei fare un po' d'attività fisica, magari una pedalata con la cyclette o una corsetta. E passo 12 ore al giorno davanti al computer.
Penso che potrei vedere un film. O ascoltare della musica. Ci provo e sento solo un gran frastuono che infastidisce il mio udito.
Penso che potrei rimettermi a sfogliare i libri di tedesco del liceo, perché no, l'ho sempre detto che mi sarebbe piaciuto, se solo avessi avuto tempo. Ma i libri sono nello scaffale. Impolverati come il tempo che adesso ho e non sfrutto. E ci sono rimasti.

Sono profondamente disturbata da questo atteggiamento. Vedessi qualcuno comportarsi così, nella mia condizione, direi che è una vergogna. E mi vergogno. Perché questo modo di (non) affrontare la vita è assolutamente opposto al mio carattere, al mio entusiasmo e alla mia voglia di assaporare ogni giorno nella sua pienezza.

lunedì 11 luglio 2011

NUOVI ORIZZONTI

Sono fermamente convinta che nel tracciare i propri percorsi di vita e nell'incentivare imprese piccole e grandi un ruolo fondamentale sia rivestito dalle persone che intrecciano le nostre traiettorie.


A volte mi sento scoraggiata, mi capita di farmela letteralmente sotto pensando a quanto sia incerto il mio futuro e alla possibilità che l'immensa energia che sento dentro possa esplodere oscuramente come quei fuochi d'artificio sparati male.



Eppure oggi mi sento serena.
L'incontro con la mia professoressa di francese è stato lenitivo per le mie inquietudini. L'approccio positivo e intraprendente nei confronti delle attività che svolge, la passione pressoché palpabile per la sua disciplina (o meglio, per il suo universo culturale ed intellettuale), le relazioni umane che ha intessuto con me e con l'intera classe, sono per me linfa vitale. Per i miei sogni, per i miei progetti, per i miei lavori.

Un progetto interessantissimo per la mia Tesi di Laurea Magistrale sta prendendo forma, ed io sono felice. Perché ho fissato un'altra meta. E si prospetta un percorso ricco, stimolante ed incredibilmente affascinante.

Di solito i ringraziamenti si mettono alla fine.
In questo caso preferisco collocarli all'inizio, anzi, ai primordi di quello che sarà in futuro il prodotto scritto.