domenica 31 gennaio 2010

STRADE OPPOSTE

Ce l'ho fatta.
Ho preso una decisione definitiva per chi non aveva il coraggio di farlo.
Ho dato voce a una volontà altrui che si manifestava da mesi ma non trovava il coraggio necessario per essere esternata.

E così quel coraggio lo deve prendere chi quella volontà non l'avverte. Ma va bene così. Vuol dire che nella vita sarò in grado di affrontare anche decisioni difficili. E saprò decidere anche per chi non è in grado di farlo.

Cuore e ragione ti consigliano strade opposte, e quella che prevale ti indica il cammino, anche se spesso ti fa sbagliare. Visto che quella del cuore mi ha portata ad un vicolo cieco perché la persona che cercavo l'aveva abbandonata da tempo, ora ho preso la strada della ragione, interpretando i pensieri e i sentimenti di colui che avevo di fronte e realizzando il suo desiderio. Quello che provo io non importa più, perché anche il sentimento più grande se non ricambiato non è altro che carta straccia. E' come andare in un paese straniero con una moneta non accettata.

Saremo di nuovo estranei. 
Le rispettive vite proseguiranno lontane e saranno sconosciute l'uno all'altra. 
Quel filo che le legava è stato reciso.

Almeno una vita l'ho resa più felice, alleggerendola dalla pesantezza della mia presenza.

sabato 30 gennaio 2010

IL PRINCIPIO DELLA PIGRIZIA


Può l'amore trasformarsi in odio?
Questa domanda spaventa un po', ma non è per niente banale. Sono sentimenti estremi, sono sentimenti opposti, ma può succedere. Il tempo scorre, si entra in circoli viziosi, spirali che ci aggrovigliano e che non hanno fine, evoluzioni che non si vedono e non si vedranno.

E qui tornano alla mente reminiscenze di fisica; il primo principio della dinamica è spuntato fuori dall'area-ricordo della scuola:

"un corpo permane nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme a meno che non intervenga una forza esterna a modificare tale stato"

E' una legge che non vale solo per i corpi, ma anche per i sentimenti.

Io più che "principio della dinamica" l'avrei chiamato "principio della pigrizia".
E' un sistema di pigri il mondo. 
Ecco come i circoli viziosi diventano interminabili, o almeno continuano il loro moto fino a che non interviene qualcuno a sbarrarli con la creazione di un nuovo cambio di stato.
E' nel momento in cui non si argina l'interminabile circolo vizioso dell'indecisione su un sentimento, che l'amore inizia il suo percorso verso l'odio. Perché un amore che non trova risposta, per inerzia tende a sfibrarsi, tende a marcire, fino a che non si decompone e confluisce nel suo opposto.


Finire una storia vuol dire andare contro l'inerzia e applicare il primo principio della dinamica. Per questo ci vuole una grande forza, la forza di modificare lo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme.
Decidere di ricominciare richiede una forza ancora maggiore, perché vuol dire andare incontro a un nuovo cambiamento di stato.

Quindi chi non ha avuto la forza di lasciare, come potrà mai trovare la forza di ricominciare?

"In assenza di forze, il moto rettilineo uniforme dall'amore all'odio prosegue il suo percorso inarrestabile."


Purtroppo questo dimostra che il quesito iniziale ha risposta affermativa.

venerdì 29 gennaio 2010

UN BIGLIETTINO D'AUGURI A ME STESSA

La mezzanotte è passata. Il tuo ventiduesimo compleanno è arrivato. Buon compleanno. Quanti pensieri ti passano per la testa? Una giovane testolina colma fino all’orlo. Ti ricordi un anno fa? Dicevano di te “un musetto tanto bello e simpatico”. Lo sei ancora. Magari non per chi te lo scrisse, ma per te stessa. Sono orgogliosa di te.

Oggi hai dimostrato che “ti pieghi ma non ti spezzi”: i pensieri ti impedivano di concentrarti, per questo temevi di non farcela, invece la tua piccola vittoria l’hai avuta. Sei stata lucida nonostante tutto. E anche se dentro te è l’inferno, ti sai vestire di paradiso, e i tuoi obiettivi non li perdi di vista. Mai. Complimenti, bella prova.

Tu, che sai tirare fuori le unghie anche se te le rosicchi, tu che sei così fragile e così forte allo stesso tempo, tu che sei così preziosa.

Amati, prima di amare chiunque. Nessuno merita l’amore che sei in grado di dare più di te stessa, nessuno sa apprezzarlo meglio di te stessa, nessuno, oltre a te.

Rialzati, prima che sia troppo tardi. Prima che tu perda la voglia di farlo. Rialzati e vola più in alto. Puoi arrivarci, puoi arrivare ovunque con la tua forza.

Non fermarti dove non sei voluta. Chi ti perde proverà rimpianto. Chi ti troverà e sarà all’altezza di custodirti per sempre sarà felice ogni giorno di averti accanto.

Non disperare. Hai tutte le potenzialità per avere il meglio. E forse troverai quello che vuoi.

Buon compleanno dolce Memy. E non piangere. E’ il tuo compleanno, asciuga quelle lacrime e inizia un nuovo anno della tua vita con un sorriso, e con nuovi orizzonti.

mercoledì 27 gennaio 2010

CHE NE DICI DI UN CAFFE'?

Penso ad un caffè rifiutato circa un anno e mezzo fa.


Penso ad un invito a trascorrere una serata insieme rifiutato a priori per rispetto della persona che era al mio fianco.


Penso a quanto sono costati a quella persona il coraggio di rifarsi viva, di chiamarmi, di dirmi chi era e perché mi chiamava.


Penso a quei messaggi in incognito che mi inviava prima di uscire allo scoperto e penso che non c’ero minimamente arrivata a pensare che potesse essere proprio lui.


Penso che tutto questo adesso mi fa sorridere.


E che mi è venuta voglia di quel caffè e di quell’uscita per raccontarci le nostre vite.


Chissà se dopo un anno e mezzo l’invito è ancora valido?


E’ una persona che non vedo da quattro anni. Che è stata molto importante per me. Che un posticino nel mio cuore se l’è conquistato e mantenuto, anche se è cambiato il suo ruolo, ed ora a quel posticino nel cuore guardo con tenerezza per i ricordi adolescenziali che mi rievoca.


Vorrei trovare lo stesso coraggio che ha trovato lui un anno fa per rilanciare l’invito. 
Ma non so niente di lui, magari potrei creargli dei problemi rifacendomi viva ed è l’ultima cosa che vorrei.


Avesse avuto un profilo facebook, msn o una mail sarebbe stato più facile, perché è inutile negarlo, gli approcci davanti a uno schermo sono molto più facili. Prendere il telefono e chiamare è altra cosa.


Contattare un Profilo o un Indirizzo è più facile che contattare una Persona. Forse è per questo che quando non c’era l’invadente sovraffollamento di tecnologie i rapporti che le persone intessevano erano più sinceri, più voluti, più veri. Perché si cercava solo chi si voleva cercare veramente. Non si contattavano mille persone solo perché avevano un viso carino. Non si facevano gli auguri di buon compleanno a persone viste una volta nella vita…perché non ci stava un social network a dirti che “oggi è il compleanno di tizio”! Si facevano gli auguri solo alle persone di cui ci si ricordava il giorno della loro nascita perché si reputavano importanti.


E il bello è che il social network tutti questi “conoscenti-sconosciuti” li chiama “amici”. Derubando anche a questa parola l’importante significato che porta con sé. Svuotando non solo i rapporti, ma anche le parole che si utilizzano per dare una collocazione ai rapporti stessi.

Più la maglia dei rapporti interpersonali si infittisce e più si fa debole.



E siamo talmente abituati agli escamotages offerti dalla rete da non essere più capaci di alzare il telefono per chiamare una persona importante e invitarla a parlare di noi davanti ad un caffè. 
E ammiro immensamente lui, che nella rete non c'è mai caduto.

martedì 26 gennaio 2010

"ORA VI RACCONTO UNA STORIA CHE FARETE FATICA A CREDERE...


...Perché parla di una principessa
E di un cavaliere che
In sella al suo cavallo bianco
Entrò nel bosco
Alla ricerca di un sentimento
Che tutti chiamavano amore..."

Favola - Modà


E' la storia di una principessa con i capelli lunghi e con gli occhiali, che ad occhi chiusi e con un sorriso appena accennato riceve un dolce bacio sulla punta del naso. 


E in quegli occhi chiusi e in quel sorriso appena accennato l'amore prende vita.
E in quegli occhi chiusi e in quel sorriso appena accennato è racchiuso tutto l'universo.

Oggi ho visto un'istantanea dell'amore. 

IL CONFINE

Innamorarsi è un battito accelerato.
Innamorarsi è un brivido.
Innamorarsi è sorprendersi.
Innamorarsi è novità.
Innamorarsi è facile.
Innamorarsi è un momento.



Amare è vedersi insieme nel futuro.
Amare è decidere di sostenersi.
Amare è condividere progetti.
Amare è la scelta di vivere insieme la normalità.
Amare è difficile.
Amare è un processo duraturo.


Qualcuno è alla continua ricerca di brividi momentanei.
E allora finito l'innamoramento se ne va per non cadere nell'Amore.
Neanche il brivido più grande dura in eterno.
Così la vita diventa una ricerca continua, un girovagare senza sosta alla ricerca di un battito accelerato, di un brivido, del sorprendersi e di una novità. Ma l'effetto prima o poi svanisce.


Qualcun altro sente che il brivido che ha provato è talmente grande e vero da non voler cercare altro.
E allora rimane a coltivare l'Amore.
Sa che potrebbe trovare altri brividi altrove, ma non gli interessano.
Così la vita diventa un giardino da curare. Un'oasi di serenità accanto alla persona che trasmettendo il brivido più bello e devastante che si potesse desiderare, gli ha fatto venir voglia di vedersi insieme nel futuro, di decidere di sostenersi, di condividere progetti e di vivere insieme la normalità.

lunedì 25 gennaio 2010

QUELL'ATTIMO PRIMA DEL BUONGIORNO AL MONDO

Un nuovo giorno si affaccia e il sonno sta per terminare. Sei ancora avvolta nel torpore. Ti lasci abbracciare dalle coperte calde e gli ultimi sogni si stanno dissolvendo. Qualcuno cerchi di afferrarlo per non lasciarlo sparire, altri non vedi l'ora che ti abbandonino. In quel momento tra il dormire e lo stare sveglia inizia la fase dei pensieri che lentamente ti riportano allo stato cosciente. Sono confusi, sovrapposti, certe volte anche privi di senso. Qualche mattina ti si insinua una canzone in testa, o magari solo una frase che sai già ti perseguiterà tutta la giornata.


Stamattina, con fare insistente e anche un po' fastidioso, la mia sveglia mattutina è stata questa:

"Vado punto e a capo così
Spegnerò le luci e da qui
Sparirai
Pochi attimi
Oltre questa nebbia
Oltre il temporale
C’è una notte lunga e limpida,
Finirà" 


 Buongiorno mondo...

domenica 24 gennaio 2010

I PIANETI NEL MONDO

Ci sono tanti piccoli pianeti nel mondo. Ognuno diverso dall'altro.


Vicini.
Lontani.
Apparentemente vicini e incredibilmente lontani.
Apparentemente lontani e incredibilmente vicini.


Ogni pianeta si adatta meglio a noi e diventa la nostra casa. In ogni pianeta le persone si incontrano. Si conoscono. Si amano.
Poi qualcuno resta, qualcuno se ne va altrove perché mutano dentro di lui i valori,gli interessi,i progetti. Ci sono cambiamenti nel modo di vedere il mondo, nel modo di percepire le cose. E allora si cercano altri pianeti che si adattano meglio al cambiamento. Perché quello che prima era tutto, ad un certo punto non è più abbastanza. O forse è troppo.
Chi resta sul suo pianeta e vede gli altri andarsene, non riesce a capire. Non riesce a capire che cosa si vada a cercare altrove. Non riesce a capire perché il tutto non basta più. O perché il tutto diventa troppo. Non riesce a capire perché l'aspetto estetico diventa più importante di quello interiore. Non riesce a capire perché si lascia il pianeta dei contenuti per saltare su quello degli involucri. Non riesce a capire come mai chi ha scelto da sempre la profondità non si senta inadatto nella superficialità.
Quando una persona importante decide di lasciare il nostro pianeta per rincorrere qualcos'altro, si soffre. Ci si maledice per non essere di quell'altro pianeta che ha scelto come nuova dimora. Ci si maledice per non essere un bell'involucro vuoto. Poi si ragiona. Al mondo c'è bisogno di tutti quei piccoli pianeti e dei loro abitanti. Quindi c'è bisogno anche del pianeta dei profondi. Anche perché è un pianeta poco abitato, da cui molti emigrano perché richiede impegno. Ed è più facile svolazzare in una vuota spensieratezza a rincorrere silhouette perfette e sorrisi da star. E' più facile saltare da un bel corpo a un'altro a ruota libera senza punti fermi, alla continua ricerca del nulla, della soddisfazione momentanea, del senso di fierezza che può dare la conquista di una preda, di cento, di mille. Mai la stessa. Niente legami. Chissà dove porterà questo svolazzare. Non è comprensibile per chi ama la serietà, la responsabilità e i rapporti veri. Anche i profondi si divertono. Anche i profondi vivono la spensieratezza. Ma una spensieratezza sana, cosciente, sempre nel rispetto delle persone che hanno intorno, una spensieratezza che non cede mai il passo alla banalità.

E' un pianeta sovraffollato e senza fondamenta solide quello della superficialità. 
Sovraffollamento e fragilità del suolo sono incompatibili. E' destinato a crollare e lasciare i suoi abitanti senza dimora. Qualcuno se ne accorgerà in tempo e si trasferirà altrove, qualcun'altro sarà troppo preso dallo sbrilluccichio di paillettes e di occhi da cerbiatto per rendersi conto di non avere più suolo sotto ai piedi e di precipitare in caduta libera.

E' un pianeta proporzionato e costruito con tutti i criteri necessari quello della profondità.
E' un punto fermo, verso cui tutti prima o poi dovranno convergere. O almeno tutti quelli che crescono, che maturano e capiscono l'importanza delle cose importanti.
Certo, chi ha deciso di vivere determinate esperienze tornerà cambiato. Probabilmente incompatibile con quello che aveva prima.
Probabilmente compatibile con qualche altro sfollato del pianeta che è crollato.

Ma sono convinta che nella vita la scelta del pianeta in cui vivere è forse l'unica che non è assegnata dal caso, ma risultato di una scelta consapevole.
Può far soffrire vedere abitanti importanti andarsene. Può far soffrire il non capire perché se ne vanno. Ma chi se ne va, dentro di sé sa i motivi che l'hanno condotto a quella scelta. Ha valutato ciò che prende e ciò che perde. E' inutile tentare di trattenerli perché non resterebbero volentieri, sarebbe solo una forzatura. Avremmo accanto degli estranei, che rimangono nel posto sbagliato con la persona sbagliata. Avremmo accanto dei clandestini in una terra che non gli appartiene più.





Continuo a curare il mio giardino di riflessioni, pensieri e sentimenti autentici.
I miei fiori fanno invidia a chi li sa apprezzare. Sono erbaccia per chi non riesce a vedere oltre l'esteriorità. I miei fiori sono nutrimento per il pianeta dei profondi. In quanto abitante di tale pianeta sono responsabile della mia parte di terra e continuo a dedicarmici con amore. Perché il mio futuro sarà qui, non altrove. Anche se non ci sarà nessuno a farmi compagnia.

martedì 19 gennaio 2010

ADDIO AD UN AMORE GRANDE

Il dolore. Il torpore. La rassegnazione. L'abbandono.
Processi consequenziali. Processi dilanianti. Processi inevitabili.
Ma lentamente demordo. Ma lentamente lascio la presa e divento consapevole.
Processi consequenziali. Eppure son tutti dentro di me, adesso, contemporaneamente e ognuno di loro mi grida nella testa. Un momento uno, un momento l'altro, un momento in coro. E impazzisco.

Quando trascorri il tempo a cercare delle spiegazioni plausibili agli eventi ma non riesci a vederne nemmeno uno spiraglio in lontananza, finisci col pensare che un motivo non c'è, che la vita è imprevedibile, che porta a farti cullare da un amore, a viverlo pienamente ed esserne rassicurata e poi te lo toglie d'improvviso, e non puoi far altro che constatare l'incostanza e l'instabilità dei sentimenti umani.

Tremo per l'intangibilità del sentimento, tremo perché essendo intangibile non ne puoi misurare l'effettiva sincerità di chi te lo offre. Tremo perché il sentimento si nasconde dietro le parole. Tremo perché mendace e ingannevole è il cuore dell'uomo.
Invoco la tranquillità, la leggerezza d'animo, l'indifferenza. Le invoco e non le trovo.
Poi lentamente capisco.
Capisco che è giunta l'ora di allontanarmi e sparire. Nell'incomprensibilità degli eventi, la sola cosa che capisco è che devo mollare.
Cancellare e ricominciare da me.
Per quanto sia un processo doloroso è senza dubbio il più dignitoso, per un animo lacerato dall'amore che amore non riceve più.
L'amore inizia, l'amore finisce.
E' un'incostante danza che ti mostra oro e ti lascia cenere.
Se è sincronizzata non porta dolore. Oro mostri e oro vedi. Cenere dai e cenere ricevi.
Ma nel momento in cui la sincronia viene a mancare, è disperazione. Oro mostri e cenere ricevi.

Poi lentamente capisco.
Metto insieme il fagotto di cenere che ho ricevuto e ripongo il mio oro nel cuore. Lo seppellisco con un po' di quella cenere per non vederlo brillare e inizio il mio cammino verso luoghi sconosciuti, verso persone mai viste.
Il ricordo fa male. L'assenza fa male. L'amore che devo seppellire fa male ancora di più. Vuole riemergere da quella cenere, ma cerco di dirgli che quello che cerca non c'è più, che quello che cerca è diventato cenere, quella stessa cenere con cui lo seppellisco.

Prima o poi arriverà la pace. Prima o poi quest'esistenza riuscirà a guardare all'orizzonte un tramonto sereno e rassicurante con gli occhi sgombri dalle lacrime. Prima o poi.
Ho iniziato a compiere il mio viaggio verso l'ignoto.
Addio ad un amore grande.
Addio a noi.
Addio a te.

giovedì 14 gennaio 2010

EFFIMERE SENSAZIONI PSEUDO-EMOZIONALI




“nella buona e nella cattiva sorte;
nella ricchezza e nella povertà;
nella malattia e nella salute;
finché morte non ci separi”




È una formula sentita e risentita. Proprio per questo forse non ci si sofferma neanche a coglierne il significato con la serietà che meriterebbe.

Molte persone la pronunciano. Molte persone la rinnegano dimenticando di aver coscientemente asserito “finché morte non ci separi”. Non è una di quelle frasi che si scambiano gli adolescenti via sms. E’ una frase con un valore enorme e una volta detta non si può disdire come un appuntamento dato a un amico al quale non abbiamo voglia di presentarci.
Eppure succede. Quando si dice quel “per sempre” pochi lo fanno perché realmente convinti di assumersi la responsabilità di quello che dicono. Forse perché sempre più spesso non si sposa la persona che si vuole accanto Per Sempre, ma quella che si ha accanto nel momento in cui si sente la necessità di sposarsi.
In una società ridondante e sovraccarica di stimoli si fatica a riconoscere qual è la persona della propria vita, e si pensa che se ne può sempre trovare un’altra… Migliore? Peggiore? Non importa; basta guardarsi in giro per strada. Basta accendere il computer, connettersi a Facebook e chiedere amicizia a centinaia di migliaia di persone. Non ci sono più le persone in carne ed ossa, i loro pensieri, le loro paure, le loro ambizioni, le loro emozioni. Ci sono i “profili”.
L'amore si confonde con la tecnologia.

Si acquista un oggetto con l’idea che sia grandioso, che è quello che si vuole davvero, ma rimanendo sempre in allerta perché presto sarà in uscita una versione aggiornata che forse piacerà di più. O forse no. Magari è solo “più nuova”. E non importa se con la versione aggiornata si perdono ore a cercare di capire come funziona e ogni tanto si rimpiange il modello precedente così semplice e immediato.
Così con le persone. Un bombardamento multi direzionale confonde gli uomini e li aliena dai sentimenti veri, per sotterrarli con una valanga di effimere sensazioni pseudo-emozionali.
Servono strategie di marketing anche per il cuore. E così si finisce tra le braccia di chi è più convincente, non del Vero Amore.
Lontani dalle distrazioni odierne, nella semplicità di un tempo, si riconosceva il diamante dal fondo di bottiglia, e una volta trovato si era pronti a difenderlo e ad averne cura. Se ne venerava la rarità. Adesso ogni pietra preziosa è nascosta da montagne di oggetti identici fra loro ma senza valore. Qualcuno ha voglia di scavare, qualcun altro si ferma al primo strato. Qualcuno trova il diamante poi se lo lascia scivolare dalle mani e prosegue pensando di potersi imbattere in altri tagli più grandi e luminosi quando e se ne avrà voglia, per poi magari finire ingannato dal più grande e luminoso fra i fondi di bottiglia.

Eleviamo il piano affettivo e distinguiamolo da quello materiale.
Recuperiamo l’essenza del vero sentimento.
Recuperiamoci, come Esseri Umani.

domenica 10 gennaio 2010

L'ABISSO E IL VENTO


Spaventoso l'abisso.

Spaventoso e profondo.
Profondo e enigmatico.
Enigmatico e complicato.
Complicato e labirintico.




Leggero il vento.
Leggero e banale.
Banale e immediato.
Immediato e semplice.
Semplice e lineare.




Facile vivere al vento. Difficile vivere nell'abisso.
Io sono una creatura che abita gli angoli più reconditi del pensiero. Non si spaventa nel buio e nella profondità. Si orienta con agilità e diffida sempre delle brezze leggere, delle folate violente, degli uragani devastanti.
Il vento demolisce. Distrugge e sparge per il mondo le nostre costruzioni. Impegno e dedizione. Sentimenti e progetti.
La prima divinità che sbuffa annoiata sopra di te ti lascia nudo ad arraffare in giro brandelli luridi per coprire la pelle congelata dal dolore.
Com'è caldo nell'abisso. Com'è rassicurante saper guardare dentro. Dentro le persone, gli occhi, il mondo. Com'è bello sentirsi colmi e massicci. Com'è bello sapere di avere un peso che non ci fa svolazzare nei cieli della banalità. Non vuoti e leggeri, disposti a farci trasportare dal primo maestrale contro la nostra volontà. Non impotenti e inermi lasciando il vento scegliere per noi, perdendo occasioni e colmandoci di quello che il caso sceglie al posto nostro.
Piuttosto consapevoli.
Consapevoli nel saper riconoscere chi vive nella profondità quanto noi e chi è un contenitore di elio che svolazza portato dalle correnti della superficialità.
Consapevoli anche di soffrire e svenire dal dolore.
Ma consapevoli di essere vivi.