domenica 26 febbraio 2012

Il ritorno

Nuoto e affondo.
Vinco e perdo.
Vivo e muoio.
Il ritorno. 
Il ritorno ti sbatte in faccia quello che ti eri lasciata alle spalle abbassando lo sguardo. Con una violenza inaudita. 
Il ritorno ti fa rientrare cresciuta, ma con gli stessi mezzi che avevi prima della partenza, con la stessa realtà. Con più solitudine.
Il ritorno ti fa vedere il degrado della realtà in cui vivi, con un'energia così dirompente che senti l'odore acre invaderti e penetrarti fino nelle ossa.
Ti fa sentire un peso per la famiglia, perché il sogno di libertà che hai accarezzato ti si frantuma nelle mani e ti fa entrare le schegge nei polpastrelli.
E allora passi la tua gioventù in tuta accanto al camino. Perché se non ti diverti, ti senti meno in colpa.
Mentre fuori il mondo balla, grida, sorride, ama, sbaglia, e lo fa con gusto.
Il ritorno, ti fa sentire che in fondo, non stai bene con nessuno. Perché non sei più quella che eri.
Il ritorno ti fa sentire l' "insostenibile pesantezza dell'essere". Tua, e degli altri.
Il ritorno ti fa venir voglia di prendere in mano il mondo, senza considerare che la società ti ha amputato le braccia.
E allora ti incazzi, perché non è che "non puoi farci niente", ma tutto quello che fai, non basta.

sabato 4 febbraio 2012

Onirismo Parigino

Sublime alienazione.
Unheimlich.
I trottoirs affollati della ville lumière che calpestavo a passo veloce e deciso, il parlottio sommesso nei café accompagnato dal tintinnio inebriante dei bicchieri e del vino, i colossali monumenti di una città leggendaria che finché non te li trovi davanti sembrano relegati a mera dimensione iconografica... Tutto questo è di nuovo avvolto in quella fitta nebbia onirica, in quell'aura magica che solo pochi luoghi custodiscono in sé.
Rincorro la mia immagine per i boulevards di Parigi: la seguo tra piccole boulangeries mentre ad occhi chiusi respira l'odore del pane caldo; la rimprovero teneramente mentre cede alla meraviglia delle golose creazioni della pâtisserie francese; sento la sua fatica impaziente nel salire i gradini della Tour Eiffel, di Notre-Dame e dell'Arc de Triomphe; la perdo di vista mentre sconfortata cerca pace fra le sculture del musée Rodin; la ritrovo nell'energia di un salto su pont Alexandre III.
La rincorro. Ma non riesco ad afferrarla. Come se avessi dormito per cinque mesi, la realtà si confonde col sogno, il sogno si confonde con la realtà. E la nebbia cala. Insieme alla neve straordinaria che ha accolto il mio rientro in Italia.
Mi sembra d'aver sognato. Ma intorno a me tanti indizi mi suggeriscono d'esserci stata veramente. Mappe della città, boîtes à biscuits e tante persone che mi chiedono: "com'è stato il rientro?".


Ti guardo in foto e ancora sorrido incredula.
Ero proprio io lì con te?
Ciao Paris.