mercoledì 27 gennaio 2010

CHE NE DICI DI UN CAFFE'?

Penso ad un caffè rifiutato circa un anno e mezzo fa.


Penso ad un invito a trascorrere una serata insieme rifiutato a priori per rispetto della persona che era al mio fianco.


Penso a quanto sono costati a quella persona il coraggio di rifarsi viva, di chiamarmi, di dirmi chi era e perché mi chiamava.


Penso a quei messaggi in incognito che mi inviava prima di uscire allo scoperto e penso che non c’ero minimamente arrivata a pensare che potesse essere proprio lui.


Penso che tutto questo adesso mi fa sorridere.


E che mi è venuta voglia di quel caffè e di quell’uscita per raccontarci le nostre vite.


Chissà se dopo un anno e mezzo l’invito è ancora valido?


E’ una persona che non vedo da quattro anni. Che è stata molto importante per me. Che un posticino nel mio cuore se l’è conquistato e mantenuto, anche se è cambiato il suo ruolo, ed ora a quel posticino nel cuore guardo con tenerezza per i ricordi adolescenziali che mi rievoca.


Vorrei trovare lo stesso coraggio che ha trovato lui un anno fa per rilanciare l’invito. 
Ma non so niente di lui, magari potrei creargli dei problemi rifacendomi viva ed è l’ultima cosa che vorrei.


Avesse avuto un profilo facebook, msn o una mail sarebbe stato più facile, perché è inutile negarlo, gli approcci davanti a uno schermo sono molto più facili. Prendere il telefono e chiamare è altra cosa.


Contattare un Profilo o un Indirizzo è più facile che contattare una Persona. Forse è per questo che quando non c’era l’invadente sovraffollamento di tecnologie i rapporti che le persone intessevano erano più sinceri, più voluti, più veri. Perché si cercava solo chi si voleva cercare veramente. Non si contattavano mille persone solo perché avevano un viso carino. Non si facevano gli auguri di buon compleanno a persone viste una volta nella vita…perché non ci stava un social network a dirti che “oggi è il compleanno di tizio”! Si facevano gli auguri solo alle persone di cui ci si ricordava il giorno della loro nascita perché si reputavano importanti.


E il bello è che il social network tutti questi “conoscenti-sconosciuti” li chiama “amici”. Derubando anche a questa parola l’importante significato che porta con sé. Svuotando non solo i rapporti, ma anche le parole che si utilizzano per dare una collocazione ai rapporti stessi.

Più la maglia dei rapporti interpersonali si infittisce e più si fa debole.



E siamo talmente abituati agli escamotages offerti dalla rete da non essere più capaci di alzare il telefono per chiamare una persona importante e invitarla a parlare di noi davanti ad un caffè. 
E ammiro immensamente lui, che nella rete non c'è mai caduto.

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